A differenza del tight ive, il tight aggressive è veramente un avversario che fa tremare anche i più esperti. Adotta un gioco conservativo e selettivo, è vero, e difficilmente rimane in gioco quando non ha una combinazione più che valida, ma una volta che resta in campo sa anche utilizzare con successo tutte le migliori strategie di rilanci e puntate, spesso arrivando a conquistare il piatto. Non ha timore infatti a fare Raise, e sa calcolare molto bene quale potrebbe essere il gioco degli avversari: è un giocatore che tende a mostrare la sua forza e a costringere con questa gli avversari in un angolo. e3p1m
Dunque è a prima vista imbattibile, ma come sempre accade nel poker, anche la sua strategia di gioco presenta delle debolezze, ed è proprio da lì che bisogna partire per poterlo affrontare.
La sua maggiore pecca è sicuramente la prevedibilità. Nel poker questo aspetto provoca grossi danni, qualunque sia il tipo di strategia e tecnica che viene utilizzata, ed anche per il tight aggressive le cose non cambiano.
Se bisogna proprio affrontarlo, si parte dal presupposto che quando rimane in gara ha una mano fortissima. Lasciargli il campo equivale a conservare il proprio stack, e nello stesso tempo non consentirgli di fare grandi vincite. Saranno sicuramente di più le mani che erà rispetto a quelle che giocherà, ed alla lunga può anche rischiare grosso, se si trova a dover affrontare una serie di cosiddette “bad hands”, ovvero una serie di mani sfortunate che lo obbligano ad uscire subito dal gioco.
Il tight aggressive non disdegna i bluff, ma chiaramente, una volta che si è individuato il suo gioco anche il bluff per lui avrà poco o scarso successo: nessuno degli avversari infatti vorrà andare a verificare se effettivamente sta bluffando o meno, e la sua vincita si potrebbe ridurre ad appena il valore dei bui versati ad inizio partita.
Come per il tight ive ha un tallone d’Achille inevitabile quando sta al gioco in pre-flop: se resta in gara vuol dire che è servito, e se è servito bisogna considerare che potrebbe avere almeno una coppia di Assi o di K o di Q, al massimo un Asso e K, raramente infatti sta in gioco con meno. Allora è il momento buono per attaccare: dopo il flop, se le carte uscite non gli offrono una buona combinazione, sarà giusto rilanciare, e magari anche bluffare; in questo modo potrebbe incrinarsi la sua sicurezza, e non sarà più così certo che l’avversario non abbia invece azzeccato un ottimo progetto di punto. Se invece rimane in gara, statisticamente val comunque la pena di affrontarlo, fermo restando che bisogna fare assoluta attenzione alle carte scoperte in tavola e valutare che le percentuali di riuscita del suo gioco non siano così elevate da ritrovarsi con qualche amara sorpresa.
Un po’ di rischio e gioco spericolato serve contro il tight aggressive: l’eccessiva prudenza non è la scelta ottimale per molti motivi, il più evidente è che potrebbe occorrere un infinità di tempo per averne ragione solo limitandosi a desistere dal gioco quando entra lui.
Quando ha il fianco scoperto bisogna prendere coraggio ed attaccare, senza esitazioni. Alla lunga gli si possono creare serie difficoltà.